Sulle orme dei Malatesta

1/03/2023 | Itinerari

E ’l mastin vecchio e ’l nuovo da Verrucchio

che fecer di Montagna il mal governo

là dove soglion fan d’i denti succhio

(Inferno, Canto XXVII, 46-48)

Dante Alighieri nella sua  Divina Commedia cita alcuni esponenti di casa Malatesta, la signoria che ha governato parte del territorio della Romagna e delle Marche, e li colloca tutti all’Inferno.

Noti per la loro crudeltà vennero paragonati dal poeta a mastini, abituati ad aggredire e dilaniare con i denti i propri nemici. Gli esponenti di questa famiglia sono divenuti eterni come il poeta che li ha immortalati.

Con questo itinerario  si visiteranno alcuni dei luoghi governati da questa famiglia. Per approfondire le singole località di questo itinerario basterà cliccare sul nome delle città.

L’intero percorso richiede due giorni di visite.

 

VERUCCHIO

Nota come la culla dei Malatesta, Verucchio è profondamente legata ad una figura chiave della famiglia: Malatesta da Verucchio detto il “Centenario”( 1212 ca.-1312); con questo personaggio, i Malatesta, aderendo al partito guelfo, politicamente schierato dalla parte del Papa, escono dallo stretto ambito locale per inserirsi nella politica italiana.

Oltre ad una cospicua dote, la moglie Concordia gli darà, tre figli:

Giovanni lo sciancato, o Gianciotto, Paolo “Il bello” e Malatestino.

Gianciotto e Paolo sono coinvolti nella tragica vicenda narrata da Francesca da Polenta, moglie di Gianciotto, nel celeberrimo V Canto dell’Inferno, ove, nel girone dei lussuriosi, la donna confida a Dante l’amore per Paolo.

La scaltra politica dei Malatesta da Verucchio si esplicita anche attraverso un’accorta politica matrimoniale con cui lega i suoi figli a importanti e potenti famiglie.

A Verucchio i Malatesta sono evocati nella Rocca del Sasso, al cui interno sono visibili antichi stemmi malatestiani di pietra, nella mura e nel Borgo Passarello e nel racconto della presa della Rocca attuata dal Federico da Montefeltro nel 1462.

 

RIMINI

I più importanti monumenti malatestiani di Rimini sono legati alla signoria di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468): istintivo e sanguinario ma grande amante della cultura e dell’arte, fu il committente di due importantissime opere di questa città: il Tempio Malatestiano e Castelsismondo. Prima di lui i Malatesta ebbero rapporti anche con l’ordine degli Agostiniani. Al ‘300 risale, infatti, il ciclo di affreschi che si può ammirare presso la chiesa di Sant’Agostino.

Era di Rimini anche l’ultima amante e poi moglie di Sigismondo: Isotta degli Atti, a cui è dedicato il monumento funebre all’interno del Tempio Malatestiano; quello con Isotta fu l’unico matrimonio di Sigismondo non dettato da interesse politico da cui poter trarre qualche vantaggio politico o economico.

La fine della dinastia più famosa di questo territorio risale alla figura molto discussa di Pandolfo, detto Pandolfaccio, poco onorevole personaggio, poco amato dai riminesi. Con lui si chiuse il governo della Signoria a Rimini. Era il 1527.

CESENA

Il governo Malatestiano di Cesena comincia formalmente nel 1378 dopo il Sacco dei Bretoni e termina nel 1465 con Domenico Malatesta, detto Novello (1418-1465).

In questi circa 90 anni i Malatesta avviarono numerosi cantieri perseguendo un razionale riordino della città secondo i principi di urbanistica moderna patrocinando, al contempo, la cultura e le arti.

Vengono realizzati una grande piazza, oggi Piazza del Popolo, il ponte sul fiume Savio, il castello di San Giorgio (non più esistente) e il trasferimento della Cattedrale nella cosiddetta via della Croce di Marmo, la creazione del Convento dell’Osservanza; la Rocca, sulla cima del colle Garampo, è un edificio di transizione che richiese l’adeguamento delle strutture di difesa anche nel corso del XVI secolo.

Il progetto più importante legato al nome dei Malatesta è di certo la Biblioteca Malatestiana, inaugurata il 15 agosto 1454; si tratta di una storica istituzione civica, sopravvissuta al tempo, alle guerre, e alle spoliazioni napoleoniche. Dal 2005 è stata iscritta nel registro “Mémoire du Monde” dell’Unesco.

 

LONGIANO

Nel poderoso castello di Longiano si spense nel 1429 Carlo Malatesta, il grande stratega della famiglia Malatesta, nominato dal Papa Urbano VI Rettore di Romagna e Gonfaloniere della Chiesa.

Il capolavoro politico di Carlo è la ricomposizione della frattura politica di papi e antipapi noto come “Grande Scisma”.

Alla morte del fratello, Pandolfo III, nel 1425, Carlo chiese la legittimazione al Papa dei nipoti Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico a cui affidare il governo delle città che lo Stato pontificio aveva affidato alla famiglia.

Carlo avviò un’accorta politica matrimoniale per i propri nipoti che consentì ai Malatesta di legarsi ad importanti e potenti famiglie: gli Sforza, gli Este, i Montefeltro.

Si accede al castello attraversando la doppia cortina muraria concentrica attraversata da tre porte urbiche: Porta Tagliata, Porta del Girone e Porta del Ponte.

Nelle stanze del castello, la cui prima menzione risale al 1059, trova spazio la Fondazione Balestra Onlus.

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